SHATAVARI (ASPARAGUS RACEMOSUS) A AYURVEDIC DRUG REVIEW
PB, V. G., Huded, S., Pai, S., & Apoorva, J. M.
Mahanarayana Taila
Mahanarayana Taila rappresenta uno dei più classici oli tradizionali ayurvedici notoriamente utile per la pacificazione di Vata. La formulazione di questo taila è citata anche in Bhaishajya Ratnavali ed in esso, con l’olio di sesamo, sono miscelate fino a 27 pregiate erbe officinali tra le quali prevale l’Asparagus racemosus Willd. che è noto tradizionalmente come “Shatavari”. La pianta Shatavari viene anche chiamata “Narayani” dal nome appunto della famosa preparazione dell’olio Narayana. L’olio Mahanarayana, rappresenta una forma più potenziata e complessa di questo importante Taila. “Maha” infatti significa grande.
Ad Asparagus racemosus è dedicata questa newsletter con l’intento di sintetizzarne una generale conoscenza ed il complesso profilo farmacologico. L’articolo proposto propone una sintesi dell’inquadramento ayurvedico di Shatavari.
Shatavari in Mahanarayana
La traduzione del termine sanscrito Shatavari, come noto in ambiente Ayurvedico, significherebbe “Colei che possiede cento mariti” riconducendo prevalentemente la traduzione a valenze dell’officinale immunomodulanti, ormone regolatrici, antiossidanti, tonico nervine, antidepressive, antispasmodiche a sostegno di vigoria, giovinezza e buona salute soprattutto femminile tuttavia Asparagus racemosus offre molteplici altre proprietà molto utili per finalità medicamentose.
Asparagus racemosus è apprezzato sin dall’antichità in più culture tradizionali per molteplici proprietà medicinali tra le quali prevalgono quelle toniche e ringiovanenti (Rasayana in Ayurveda); già in Atharvana veda si trova menzione delle molteplici azioni della droga citata anche con i sinonimi “Shatavirya” e “Dashavirya”; Charaka ha incluso shatavari in “balya” (sezione dedicata agli attivi promotori della forza) e “vayasthapana varga” (sezione specifica dedicata a dieci rasayana per eccellenza) ; Susrutha lo include in “vidharigandhadi” (sezione specifica di rasayana) e “kantaka panchamula” (selezione dedicata a cinque piante specifiche rasayana) e acharya kashyapa ha dedicato un intero capitolo su Shatavari in kalpasthana.
Con analogie di impiego Shatavari è citato anche nei sistemi medici Siddha ed Unani. L’uso medicinale di Asparagus racemosus è storicamente riportato nelle farmacopee indiane e britanniche attualmente occidentali.
Asparagus racemosus esercita effetti farmacologici diversi a seconda delle varie forme estrattive e a seconda della via di somministrazione: effetti galattogenici, immunomodulatori, antiossidanti, antinfiammatori antispasmodici, antitussivi, gastroprotettivi, antilitiasici, diuretici, omone – modulatori sono stati prevalentemente osservati attraverso somministrazione sistemica mentre effetti antiossidanti, antinfiammatori, antiallergici, pro cicatriziali rinfrescanti, anti-batterici, emollienti e lenitivi sono stati frequentemente osservati attraverso somministrazione topica.
Il nome botanico di Shatavari è Asparagus racemosus Willd. ed appartiene alla famiglia delle asparagaceae (liliaceae) alla quale appartengono più di 300 specie tra le quali si ricorda anche l’uso medicinale della specie “adscendes” e “ganaclades”. La specie comunemente utilizzata per scopi alimentari è invece l’Asparagus “officinalis”, che pur appartenendo alla stessa famiglia, non vanta gli stetti effetti bioattivi di Asparagus racemosus. Solo in India, dove è principalmente coltivato, sono registrate 22 diverse specie di Asparagus che è ampiamente distribuito in tutto il mondo spaziando dall’Africa tropicale fino a Giava, Australia, Sri Lanka, parti meridionali della Cina.
Asparagus racemosus cresce in regioni tropicali e subtropicali; le sue radici tuberose, lisce e affusolate alle due estremità, si presentano a forma di dito arrivando fino ad 1 metro di lunghezza. Lo stelo e le foglie sono organizzate in struttura legnosa rampicante di colore grigio biancastro o marrone con piccole spine. I gambi sono delicati e fragili. I rami della pianta assumono anche la funzione di foglia trasformandosi in struttura squamosa e spinosa (cladodi). L’infiorescenza ha piccoli fiori bianchi ed i frutti sono bacche a struttura globosa, lobata, polpose, di colore nero violaceo quando arrivano a maturazione. La pianta fiorisce tra i mesi di febbraio e marzo, lasciando una lieve fragranza nei suoi dintorni e alla fine di aprile, i frutti appaiono come decorative e vistose bacche rosse.
Secondo “Nighantukara” (botanica ayurvedica) la pianta si presenterebbe prevalentemente in due varietà, cioè “Shatavari” (Asparagus racemosus Willd.) e “Maha Shatavari” (Asparagus sarmentosus Linn.).
Nei mercati indiani come Asparagus racemosus (come Shatavari), possono essere anche commercializzate le radici di Asparagus sarmentosus Linn., di Asparagus curillus Ham., di Asparagus filicinus Ham. e Asparagus sprengeri Regel ponendo leciti interrogativi sulla qualità dei preparati che dichiarano come attivo principale l’Asparagus racemosus.
La fitochimica dell’officinale è particolarmente complessa e spiega attività farmacologiche diverse a seconda della parte della pianta che viene utilizzata (prevalentemente la radice). I principali costituenti attivi vengono comunemente chiamati Shatavarine. Nella radice essiccata si ritrovano prevalentemente steroidi e sapogenine in generale, sitosterolo, saponine specifiche A4, A5, A6, A7 e A8; nei fiori e nei frutti si ritrovano sarsapogenine rutina e iperoside; nei fiori si ritrova prevalentemente quercetina libera mentre nelle foglie diosgenina e quercetina 3- glucuronide. Nei frutti si ritrovano sitosterolo, stigmasterolo, saraspogeninsitosterorolo -B- D glucoside, stigmasterolo glucoside, saponina dispirostanolica e furostanolica oltre a sapogenine.
Secondo l’inquadramento ayurvedico le proprietà di Shatavari sono: Rasa: Madhura, Tikta; Guna: Guru, snigdha; Virya: Sheetha; Vipaka: Madhura; Doshaghnata: Vata pittagna; Rogaghnata: Kshayapaha, Grahani, Gulma, Shotha, Agnimandhya, Rakthavikara, Rakthapitta, Arshas, Artavakasaya; Karmas: Rasayana, Medhya, Pustivardhaka, Netrya, Vrisya, Balya, Atisarajit, Stanyavardhaka, Sukravardhaka, Shotahara.
Le principali formulazioni e preparati tradizionali sono: Shatavari ghrita, Shatavari Taila, Shatavari Modaka, Shatavari Mandura, Shatavaryadi Kwatha, Mahanarayana Taila, Shatavari Chinnaroohadi Kashaya, hatavaryadi Churna, Shatavari Guda.
Nei preparati Shatavari viene impiegato come droga grezza (radice), in forma di polvere micronizzata della radice, in forma di estratto secco titolato in polisaccaridi, in forma estrattiva oleosa.
Sintesi delle proprietà medicamentose
Come anticipato le proprietà medicamentose e farmacologiche di Asparagus racemosus sono molteplici e diverse tra loro e sono largamente descritte nei principali sistemi di medicina tradizionale. L’importanza medicinale di questa preziosa pianta è tale che, nella parte orientale dell’India, ha raggiunto virtù religiosa e la popolazione crede che la pianta la proteggerà dagli spiriti maligni.
Le virtù medicinali di questa pianta variano a seconda della parte della pianta utilizzata per l’estrazione e la via di somministrazione prevalentemente sistemica o topica.
Per le preparazioni si utilizzano prevalentemente le radici, dal noto sapore agro-dolce e, più raramente, i fiori e le foglie alle quali si ascrive una spiccata azione antinfiammatoria.
Secondo uso tradizionale, per via sistemica, a Shatavari vengono attribuite capacità di contrasto alla dispepsia ed alle ulcere gastriche, di stimolazione della galattogenesi a favore dell’allattamento, di stimolazione della follicogenesi a favore del concepimento, afrodisiache, antidiarroiche, ormone modulatrici, toniche nervine, adattogene, immunomodulanti, di contrasto alla calcolosi renale, diuretiche, antiossidanti, antinfiammatorie, antibatteriche, antitussive, antispasmodiche. Le generali proprietà e toniche adattogene vengono ritenute altamente specifiche in particolari situazioni come il periodo mestruale e il climaterio, in contrasto sia a sintomatologia fisica sia psico-emotiva; infatti oltre ai noti effetti “rasayana” in contrasto allo stress ossidativo ed ai processi di invecchiamento, assunto per via orale in varie forme estrattive, Shatavari si dimostra un eccezionale tonico specifico per migliorare sintomatologie depressive, irritabilità, flushing in menopausa e in analoghe sintomatologie psico-fisiche anche nel periodo mestruale contrastando irregolarità del ciclo mestruale, senso di dolenzia e gonfiore al seno, dolore pelvico. In questa sintomatologie Shatavari trova il suo razionale di impiego anche per aspetti sicurezza poiché, anche secondo recente letteratura scientifica, questi effetti ormone-modulatori escludono coinvolgimenti estrogenici diretti.
Per via topica, ed in particolare sulla cute, Shatavari esercita significativi effetti antiossidanti ed antinfiammatori, antiallergici, nutrienti, rinfrescanti, emollienti, antisettici, rigeneranti e pro cicatriziali.
Sintesi delle attività farmacologiche [monograph]
Attività antinfiammatoria ed antiallergica: le proprietà antinfiammatorie delle asparagaceae ed in particolare di Asparagus racemosus sono note nel loro più antico uso tradizionale, specialmente in India ed in Cina; questi effetti verrebbero esercitati sia attraverso la somministrazione sistemica sia attraverso la somministrazione locale. Sull’argomento esistono numerosi studi scientifici anche recenti che spiegano l’effetto antiflogistico dell’officinale; in particolare Battu G R et al, nel 2010 hanno ulteriormente concluso che, in vivo, un estratto etanolico di Asparagus racemosus esercitava un marcato effetto antinfiammatorio nell’edema acuto della zampa indotto da carragenina (massima inibizione di circa il 46%). Nello studio si riconducono gli effetti antiflogistici acuti alla presenza dei flavonoidi e di steroli (noti per effetti antinfiammatori) nel fitocomplesso suggerendo un effetto inibitorio sul rilascio di prostaglandine. Nello studio è stato osservato anche che l’estratto di Asparagus racemosus, associato all’indometacina, un potente farmaco antinfiammatorio, ne potenziava gli effetti antinfiammatori ed anti edematosi. Ancora nel 2013 Mittal et al, hanno ulteriormente confermato in vivo la capacità di Asparagus racemosus di contrastare significativamente l’infiammazione indotta da carragenina con effetti simili a quelli ottenuti con il diclofenac impiegato come farmaco di confronto. Nel 2009 Lee do Y et al, hanno valutato in modo mirato l’attività antinfiammatoria nell’infiammazione acuta e cronica della cute di Asparagus cochinchinensis (una specie molto simile all’Asparagus racemosus) concludendo che l’estratto testato è stato in grado di inibire l’edema topico nell’orecchio del topo, portando a riduzioni sostanziali dello spessore della pelle e del peso del tessuto, di produzione di citochine infiammatorie, di attività mieloperossidasi mediata dai neutrofili e di vari indicatori istopatologici. Inoltre l’estratto testato è stato efficace nel ridurre il danno infiammatorio indotto dall’esposizione cronica al TPA (antigene polipeptidicotissutale) e ha determinato una significativa inibizione della permeabilità vascolare indotta dall’acido acetico. Ulteriormente all’estratto alcolico della radice di Asparagus racemosus alla dose di 50 mg / kg p.o. viene riconosciuta attività antiallergica come evidenziato dall’inibizione di anafilassi cutanea passiva (P.P Gupta et al, 1993).
Attività antiossidante ed epatoprotettiva: gli effetti antiossidanti e pro epatici sono tra quelli storicamente più noti a spiegazione dell’utilizzo come “rasayana” di Asparagus racemosus. Un importante studio scientifico condotto da Kamat et al, nel 2000, ha concluso che estratti di Asparagus racemosus sono stati in grado di esercitare un potente effetto antiossidante anche in contrasto al danno indotto con radiazioni alla membrana mitocondriale in cellule epatiche di ratto (Kamat JP et al, 2000) e risultati analoghi sono stati confermati anche nel 2012 in una valutazione della capacità di Shatavari di ridurre nel ratto il danno epatico indotto da isoniazide con miglioramento degli enzimi epatici ALP, ALT ed AST (Palanisamy N et al, 2012).
Attività cutanea ed antibatterica: gli estratti di Asparagus Racemosus vengono tradizionalmente utilizzati per diverse problematiche cutanee sfruttandone gli effetti antiossidanti, antinfiammatori, antiallergici, antibatterici e pro cicatriziali (Kirtikar and Basu, 1975; Nadkarni et al., 1976). Diverse concentrazioni dell’estratto metanolico delle radici di Asparagus racemosus Willd. hanno mostrato una notevole efficacia antibatterica in vitro ad esempio contro Escherichia coli, Shigella dysenteriae, Shigella sonnei, Shigella flexneri, Vibrio cholerae, Salmonella typhi, Salmonella typhimurium, Pseudomonas putida, Bacillus subtilis e Staphylococcus aureus. (Mandal et al,2000).
Attività pro cicatriziale: Asparagus racemosus è stato tradizionalmente impiegato per il benessere della cute in relazione a diversi problemi di natura infiammatoria, allergica, batterica e micotica; nell’uso tradizionale tuttavia ne è stato osservata anche la capacità pro cicatriziale nella guarigione delle ferite. Uno studio condotto sull’animale nel 2011 da Prabhath K et, al, ha confermato che nel modello di ferita da escissione, Asparagus racemosus non solo aiuta nella guarigione delle ferite, ma aiuta anche nel loro rimodellamento e, nel modello di ferita da incisione, l’officinale ha anche determinato un ‘aumento della resistenza a trazione della pelle.
Gli effetti evidenziati nello studio vengono ricondotti alla capacità di Asparagus racemosus di incrementare i livelli di IL-1 e TNF che a loro volta stimolano l’attività dei fibroblasti e l’attività delle collagenasi.
La capacità di Asparagus racemosus di velocizzare i tempi di cicatrizzazione delle ferite deriverebbe dalla sua capacità di modulare la produzione di interleuchina-8 (una alfa-chemochina infiammatoria che influenza la funzione ed il reclutamento di varie cellule infiammatorie, fibroblasti e cheratinociti) che, come è noto, è responsabile di mediazione giunzionale nei fibroblasti e induce una maturazione più rapida del tessuto di granulazione. Per questi motivi l’estratto acquoso di Asparagus racemosus aumenterebbe la proliferazione cellulare e la sintesi del collagene nel sito della ferita come evidenziato dall’aumento di resistenza a rottura della ferita da incisione. Complessivamente Asparagus racemous non solo aiuta nella guarigione delle ferite ma aiuta anche il rimodellamento delle stesse come dimostrato per altri antiossidanti da Michel e Fredrickson nel 1990; più nello specifico, nella ferita da escissione, l’estratto di Asparagus racemosus ha determinato una guarigione più rapida rispetto al gruppo di controllo.
Gli effetti pro cicatriziali di Asparagus racemosus potrebbero essere anche di utilità nel trattamento delle ulcere croniche non cicatrizzanti anche per motivi di economicità e per eccellente tollerabilità; gli effetti antiossidanti, immunomodulatori dell’officinale potrebbero far prendere in considerazione l’uso dello stesso nella prevenzione o nel trattamento delle ulcere nei pazienti diabetici.
Azione sul sistema nervoso centrale: Asparagus racemosus dimostra una certa azione antidepressiva valutata con test specifici nell’animale indicando una capacità dell’officinale di migliorare la generale modulazione serotoninergica senza induzione di iperattività (Ojha R, et al, 2010) e facendo anche ipotizzare una capacità dell’officinale di inibire l’espressione dele MAO-A e delle MAO-B, in confronto anche ad alcuni farmaci (Moclobimide e selegelina) pur in misura inferiore. Asparagus Racemosus possiede probabili effetti anti-depressivi, ma, per questo utilizzo, sono necessari ulteriori studi per verificarne la potenza d’effetto sull’uomo.
A dosaggi relativamente bassi (tra 50 e 200 mg / kg) Asparagus racemosus dimostra effetti pro-cognitivi dose dipendenti attraverso una molto probabile modulazione del sistema colinergico per inibizione dell’enzima acetilcolinesterasi (Meena J, et al, 2011) oltre a dimostrare anche una capacità di migliorare i parametri di memoria spaziale in modo simile al piracetam (500mg / kg) utilizzato come farmaco di riferimento (Ojha R et al, 2010); sulla base delle attuali evidenze Asparagus racemosus sembra avere proprietà nootropiche a dosi relativamente basse, attraverso l’inibizione dell’acetilcolinesterasi.
Gli effetti anti stress di shatavari sono stati dimostrati nel modello animale in test di stress indotto fisicamente e chimicamente in relazione alla capacità del fitocomplesso di ridurre i livelli di corticosterone anche in confronto con diazepam come farmaco di riferimento e con altri officinali come Panax ginseng e Ashawagandha rispetto al quale Asparagus racemosus si è dimostrato più efficace solo a partire da dosaggi di 400 mg/kg. (Joshi T et al, 2012; Kanwar AS et al, 2012; Pahwa P et al, 2016; Garabadu D e al, 2014).
Azione sul metabolismo degli zuccheri: nel modello animale la somministrazione orale (1250mg / kg) di un estratto etanolico di Asparagus racemosus unitamente a carboidrati sembra ridurre l’assorbimento intestinale del glucosio con un’inibizione di circa il 25 % dell’attività delle sucrasi (Hannan JM et al, 2011; Singh N et al, 2014) inoltre sempre Hannan nel 2011 ha concluso che l’estratto etanolico di Asparagus racemosus è stato in grado di incrementare l’assorbimento di glucosio negli adipociti incrementando in due mesi i livelli di insulina del 30 % facendo ipotizzare possibili effetti dell’officinale anche diretti sulle beta-cellule pancreatiche.
Modulazione immunitaria ed adattogena: gli estratti di Asparagus sembrano migliorare l’immunità antigene specifica incrementando globalmente la percentuale di cellule T in termini di positiva espressione di CD3 + e CD4 + / CD8 +, in modo dose dipendente (Gautam M et al, 2004) confrontando l’officinale con il levamisolo, utilizzato come farmaco di riferimento, rispetto al quale si è dimostrato meno potente ; nel 2011 Sidiq T et al hanno concluso che una sarsapogenina glicosidica mediamente in 28 giorni ha migliorato l’efficacia della risposta anticorpale (HBsAg) rispetto al controllo attivo di sali di alluminio. A dosaggi relativamente bassi l’immunoside ha incrementato la proliferazione splenocitaria del 43%, 72% e 158%, mentre l’ossido di alluminio solo del 24%. Il dosaggio di 30mcg / ml di immunoside si è dimostrato significativamente superiore al controllo nello stimolare la proliferazione di CD3, CD19, e CD4 / CD8. Come Panax ginseng, Asparagus racemosus può migliorare la risposta dell’organismo agli antigeni, suggerendo un potenziale razionale di terapia aggiuntiva alla vaccinazione (Gautam M et al,2009; Sidiq T et al,2011; Sharma P et al,2011; Pise MV et al, 2015; Thakur M et al, 2012). Nel 2012 sempre Thakur M et al hanno concluso che un estratto acquoso di Asparagus racemosus, in colture di cellule mononucleate del sangue periferico, è stato in grado di migliorare i livelli di picco delle cellule Natural Killer (NK) rispetto ai frutto-oligosaccaridi utilizzati come controllo. Asparagus racemosus dimostra una apprezzabile capacità di migliorare i livelli di cellule NK già a concentrazioni che possono essere biologicamente interessanti (Thakur M et al, 2012; Pise MV et al, 2015; Patil D et al, 2014).
Modulazione ormonale: secondo l’uso tradizionale e la recente letteratura scientifica Asparagus Racemosus è noto come fonte di fitoestrogeni come valutato anche in un formula polierbale sugli effetti uterotropici. Secondo gli studi di Thompson LU et A (1991) e Horn-Ross PL et Al (2000), la famiglia delle asparagaceae sembra avere un certo contenuto del lignano secoisolariciresinolo (fitoestrogeno antiossidante) e la sua forma diglucoside mostra effetti estrogenici ; per questo motivo si è ritenuto che Asparagus racemosus, non rappresentando un genere genomicamente diverso, e per appartenenza alla famiglia delle Asparagaceae, potesse avere effetti simil-estrogenici. Secondo l’attuale letteratura scientifica non esiste alcuna prova che ricolleghi Asparagus racemosus ad effetti estrogenici diretti. I dati attualmente disponibili sono insufficienti per ipotizzare un’implicazione di Asparagus racemosus nell’aumento di estrogeni (Gopumadhavan et al, 2005; Thompson LU et al, 1991; Tou JC et al, 1998; Horn-Ross PL et al, 2000; Patil D et al, 2014). Nel 2011 Thakur M et Al hanno concluso che un estratto acquoso di Asparagus racemosus, somministrato ai ratti maschi, è stato in grado di incrementare leggermente le dimensioni del testicolo (6,8%), probabilmente per effetti secondari determinanti un aumento della spermatogenesi; nel 2009 in un altro studio gli stessi autori avevano concluso che estratti di Asparagus racemosus avevano incrementato l’attrazione dei ratti maschi verso i ratti femmina in misura doppia nel gruppo trattato nei confronti del gruppo non trattato con risultati simili a quelli ottenuti con Curculigo orchioides e leggermente inferiori rispetto a Chlorophytum borivilianum; in questo studio tuttavia tutti e tre gli officinali sono risultati superiori a 0.5mg / kg di testosterone iniettato due volte alla settimana determinando significativi miglioramenti delle prestazioni sessuali. Asparagus racemosus sembra possedere proprietà afrodisiache (Thakur M et al,2011; Thakur M et al,2009).
Effetti gastro-intestinali: diversi studi sull’animale hanno confermato l’uso tradizionale di asparagus racemosus nel ridurre le ulcere gastriche indotte da stress e da farmaci (indometacina) concludendo che 100 mg / kg di estratto di Asparagus Racemosus mostravano effetti di riduzione del secrezione acida gastrica, con un effetto protettivo simile a 30 mg / kg di ranitidina cloridrato (Bhatnagar et al,2005; Bhatnagar et al, 2006); un lavoro scientifico precedente aveva indicato l’effetto protettivo di Asparagus racemosus su diversi tipi di ulcere indotte chimicamente ; lo studio aveva indicato che l’estratto di Asparagus racemosus, a 100 mg/kg, dimostrava effetti protettivi sull’11 % delle ulcere indotte da alcool, sul 85.3 % delle ulcere indotte da cisteamina, sul 75.1 % delle ulcere indotte da acido acetil salicilico e sul 93.6 % delle ulcere indotte da legatura pilorica (Sairam K et al,2003). In tutte le situazioni l’effetto gastro protettivo di Asparagus racemosus si è dimostrato dose-dipendente e superiore al sucralfato, al dosaggio di 250mg/kg, utilizzato come farmaco di controllo. Asparagus racemosus sembra dimostrare una moderata azione antiulcera ad eccezione dei casi alcool-dipendenti. Nel 2005 Venkatesan N et al avevano valutato l’effetto di vari estratti (acquosi ed etanolici) di Asparagus racemosus sulla motilità intestinale concludendo che diversi dosaggi degli estratti in questione dimostravano buona capacità antidiarroica, simile a quelli dell’atropina, riducendo la durata degli effetti dell’olio di ricino, usato per indurre la diarrea. Asparagus racemosus dimostra effetti antidiarroici e di rallentamento del transito intestinale (Venkatesan N et al, 2005).
Effetti galattogeni: tra gli utilizzi più antichi di Asparagus racemosus si annovera quello di stimolatore della galattogenesi a favore dell’allattamento. Questi effetti sono stati dimostrati anche sulla matrice umana da diversi studi anche recentemente; in particolare nel 2012 Forinash AB et al hanno ulteriormente concluso che Asparagus Racemosus è una delle poche erbe che può influenzare positivamente l’allattamento così come il fieno greco e il cardo mariano (Forinash AB et al,2012; Sharma S et al,1996).
Effetti sulla vescica ed urinari: diversi studi scientifici hanno dimostrato nel corso anche degli ultimi anni che estratti di Asparagus racemosus, tuttavia a dosaggi molto elevati, esercitano effetti protettivi contro i calcoli renali (Jagannath N et al, 2012) anche nel modello di induzione della calcolosi renale con glicole etilenico (Christina AJ et al, 2005). Asparagus racemosus può ridurre la formazione di calcoli renali, anche se non ne è nota la rilevanza pratica. Diversi altri studi hanno confermato l’uso tradizionale di asparagus racemosus come diuretico; nel 1969 (Gaitondé BB et al,1969) ed ancora nel 2010 (Kumar MC et al,2010) si è dimostrato che dosaggi multipli di estratti di asparagus racemosus hanno esercitato effetto diuretico con il miglior effetto al dosaggio di 3200 mg/kg che ha incrementato la produzione di urina nel 36.8 % in confronto alla furosemide usata come farmaco di controllo. Asparagus racemosus possiede un effetto diuretico, significativo a dosaggi elevati. Sull’apparato renale è stato osservato che un estratto etanolico di Asparagus racemosus, somministrato per 4 settimane, dopo aver indotto il diabete nel ratto con streptozotocina, dimostra moderati effetti protettivi sui reni, riducendo gli eventi avversi correlati con l’attività dei marcatori ossidativi (enzimi MDA,) e la creatinina (Somania R et Aa, 2012). In un altro studio condotto sulla calcolosi urinaria un estratto di asparagus racemosus ad elevati dosaggi, ha evidenziato un effetto nefroprotettivo correlato con una riduzione significativa dei livelli di creatinina ed un miglioramento del quadro istologico (Jagannath N, et al,2012).
Dati tossicologici: in generale le forme estrattive di Asparagus racemosus si dimostrano sicure e ben tollerate; nel modello sperimentale animale, dosaggi fino a 2500 mg/kg di estratto acquoso e 2000 mg/kg di estratto etanolico appaiono ben tollerati. (Goel RK et al,2006)
A cura della direzione scientifica di Benefica